Montovolo, un centro oracolare etrusco

A cura di Graziano Baccolini

Il santuario di Montovolo è protagonista dell’affascinante teoria del prof. Baccolini: nei due volumi dedicati all’argomento, il professore ha suggerito un’origine più antica e diversa da quella finora nota.

I “CENTRI ORACOLARI”  PIÙ NOTI SI TROVANO ATTORNO AL MEDITERRANEO ED ERANO I LUOGHI DEDICATI ANTICAMENTE ALLA PRATICA RELIGIOSA.

I più antichi finora conosciuti risalgono alle prime dinastie dei Faraoni (circa 2900 a.c) e presumibilmente tutti hanno origini molto remote e forse più antiche di quanto si possa supporre dalle appurate notizie storiche o dalle iscrizioni trovate sul sito. Per questo la loro ubicazione non è mai stata casuale e spesso sono localizzati in luoghi montagnosi e impervi. Basti ricordare alcuni dei più noti come quello di Dodona sul monte Tomaro, di Delphi sul monte Parnaso, di Delo sul monte Cinto. Sembra inoltre che i siti fossero equidistanti tra loro e lungo direttrici .

Secoli successivi alla loro creazione furono trasformati da altre civiltà (per esempio i Greci) in cosiddetti “centri oracolari” che attirarono genti da regioni remote, probabilmente attratti dalla fama conquistata dai sacerdoti, custodi del centro, con le loro “predizioni” o oracoli. Ogni centro aveva una pietra, generalmente a forma ovale o semisferica, definita pietra – ombelico (omphalos) e per questo motivo i vari centri si definivano “ombelico del mondo”. Sopra tali pietre-ombelico o nelle vicinanze spesso venivano incisi due volatili, posti di fronte uno all’altro, che potevano essere colombe  o piccioni Ad ogni centro oracolare era anche associato un “codice arboreo”: Dodona aveva la quercia, Delfi aveva l’alloro, Delo la palma, ecc. e tali piante o i suoi fiori venivano riprodotte spesso sulla pietra ombelico o nelle vicinanze.



Le piante o i fiori servivano come “codice” per individuare il centro oracolare. Le colombe erano il fregio più usato con cui si indicava un centro oracolare. È noto che i centri oracolari erano in contatto tra loro e le colombe erano in realtà piccioni viaggiatori che riuscivano a mantenere i contatti tra vari centri oracolari anche a notevoli distanze (centinaia o persino migliaia di chilometri). Si era quindi creata una rete “mondiale” di centri oracolari che assicurava ai gestori di questi centri di avere notizie con notevole anticipo rispetto alle normali veicolazioni per terra o per mare. Un percorso di una giornata di un piccione poteva richiedere qualche mese con normali messaggeri per terra o per mare. Successivamente i custodi o sacerdoti del centro oracolare sfruttarono questa loro capacità di “prevedere” certi avvenimenti, che in realtà erano già accaduti, e che sarebbero divenuti noti ufficialmente solo dopo diversi giorni o mesi.

Molti di voi conosceranno benissimo Montovolo con il “balzo di santa Caterina”, il balcone del nostro Appennino tosco-emiliano, con il suo antico Santuario, le cui antichissime origini sono ancora in parte sconosciute anche se supposte da molti. Penso però che sia minore il numero delle persone che avranno osservato attentamente il portale dell’antico Santuario. La lunetta di tale portale porta la scritta A.D. MCCXI ROIP e questa dovrebbe essere la datazione presunta di tale lunetta. In effetti la lunetta è molto più antica e la data è quella del riutilizzo.  Ma la cosa per noi più interessante è la presenza di due colombe incise poste una di fronte all’altra con al centro cinque fori per formare una “croce”, che è una croce Etrusca, ed in basso ai due lati sono incise due piante che sembrano il “giglio” di Firenze. Viste le premesse fatte sui centri oracolari del Mediterraneo ora è facile presumere che Montovolo possa essere stato in origine un antichissimo “centro oracolare etrusco”: abbiamo infatti un tipico fregio con i due colombi, molto probabilmente piccioni viaggiatori, ed il codice arboreo rappresentato dai due gigli o altra pianta non ancora identificabile ma presumo debba essere tipica dei nostro Appennino.

In seguito questo centro diventerà tempio dedicato alla dea Pale, da cui deriva il nome precedente di monte Palense, quindi tempio dedicato alla dea Iside, come riportato da alcune leggende, e da ultimo tempio Cristiano dedicato ad una Madonna, guarda caso, Nera che confermerebbe la leggenda del tempio dedicato ad Iside.

Dopo circa venti anni di studi il professore Graziano Baccolini con i suoi libri ha dimostrato che tutte queste ipotesi iniziali sono state ampiamente dimostrate. Quindi Montovolo era un centro oracolare ed il primo individuato come etrusco, altri centri oracolari etruschi sono stati scoperti i e riportati nel secondo libro di Baccolini. La “Cripta” all’interno del Santuario è in realtà quello che ci rimante  del grande tempio etrusco che fu distrutto nel 363 d.c. Inoltre il codice arboreo del giglio ha dato luogo al giglio di Francia ma anche a quello di Firenze.

Penso ora che molti di voi andranno a Montovolo per vedere con nuovo interesse il lunotto con le due colombe e i due “gigli” e la “Cripta” sotto l’altare.

Bibliografia
Graziano Baccolini, La Montagna Etrusca , Simboli e Misteri , ed Nuova s1, 2008
Graziano Baccolini, I Misteri di Montovolo , Centro Oracolare Etrusco, ed Nuova s1, 2017

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