L’ inverno tra i borghi dell’Appennino

© Foto Giuseppe Giuliano – Wok Photography

DA SEGAVECCHIA A MONTEACUTO DELLE ALPI E RITORNO

  • Tempi di percorrenza : 3 ore 30 minuti
  • Difficoltà : Escursionistico. Particolare attenzione per il manto nevoso che prevede l’obbligo di ciaspole ai piedi.
  • Dislivello : 1000 metri

Occorrente obbligatorio:

  • Scarponi da montagna
  • Ciaspole
  • Bastoncini
  • Giacca impermeabile
  • Pantaloni invernali
  • Mappa del territorio

Quale buona occasione per immergersi nei boschi ricoperti dalla neve fresca caduta nei giorni passati. Per certi aspetti sono questi i momenti in cui avventurarsi, quando, dopo le grandi nevicate, le foreste d’inverno vengono rapite da un silenzio solenne.
La giornata promette bel tempo, e decidiamo di partire di buon mattino per approfittare di tutte le ore di luce che la stagione ci concede. La passeggiata che ci aspetta è un giro ad anello, che parte dal rifugio Segavecchia, passa nei paesi di Monteacuto delle Alpi e Pianaccio, per poi ritornare alla partenza.

Partiamo.
Dopo un caffè di rito al rifugio Segavecchia, lasciamo le macchine e proseguiamo sulla strada forestale che sale verso l’attacco al sentiero CAI 113. Le ciaspole sono subito necessarie, dato che i 50cm di neve dei giorni scorsi non permettono alternative più comode. Tutto intorno a noi è invaso dalla neve e i sentieri sono solo lievemente battuti da qualche mattiniero che ci ha preceduto.
Dopo poco giungiamo all’Acerolo, crocevia di molteplici direzioni, ed è qui che imbocchiamo il 113, che credo essere uno dei più bei sentieri della zona, da percorrere soprattutto in questa stagione e in pieno autunno, per la grande varietà di colori e di paesaggi che si aprono a sorpresa tra la fitta faggeta. In inverno tutto sembra paralizzato dal biancore e dal gelo, tramutando la foresta in un luogo ghiacciato, silente e ricco di fascino.
Per quanto riguarda il percorso, quando si affronta un tratto in pieno inverno con neve fresca bisogna calcolare almeno un’ora in più rispetto a quanto vi riporta la segnaletica. Ovviamente tutto dipende da allenamento personale, dislivello o dalla difficoltà del percorso, ma il più delle volte è una buona approssimazione.

Dopo qualche attraversamento di cautela dovuta alla neve, guadiamo il torrente Causso e prendiamo il sentiero CAI 113A direzione Passo della Donna Morta, ma in prossimità del Monte Cielvivo prendiamo il Sentiero CAI 111 diretto a Monteacuto.

Manca poco più di mezz’ora all’arrivo e il bosco si apre per un momento all’imponente sagoma del Corno alle Scale, rivestito di neve per l’occasione.

A fare da guardiano indiscusso all’ingresso del paese, troviamo la mitica Bocciofila della Pro Loco. Levata di cappello e capo chino per l’infinito rispetto e si vola in trattoria. La visione dell’insegna “Trattoria Il Bagigio” a momenti ci commuove. Accolti dal buon Larry, storica punta di diamante di Monteacuto delle Alpi, ci rifocilliamo di buon vino e cucina tipica bolognese montana. Vale davvero la pena fermarsi qui a fare una pausa, trovando sollievo nella grande sala, le cui finestre ci presentano una vista mozzafiato sull’Alta Valle del Silla, dominata dalla mole del Corno in tutta la sua imponenza di roccia e candida neve.

Siamo soddisfatti, un po’ stanchi e il tempo sembra cambiare verso a nostro sfavore, quindi decidiamo di imboccare per la strada più semplice e sicura, scendendo per l’asfaltata che ci riporta nel giro di un’ora e poco più al paese di Pianaccio, antico borgo celebre ai più per aver dato i natali a Enzo Biagi, di cui si può visitare il Centro documentale dedicato al giornalista.
In ogni caso, si può sempre tornare a Segavecchia imboccando il sentiero CAI 113, che da Monteacuto si immerge di nuovo nella foresta e ritorna al crocevia del torrente Causso, riabbranciando infine il sentiero di partenza.

Il cammino di ritorno a Segavecchia è tranquillo e nonostante sembri interminabile, è comodo e aperto a tutto il panorama selvaggio dell’Alta Valle del Silla. Proseguendo su una strada ricoperta di neve, fiancheggiamo i Monti Grossi, mentre il Corno ci tiene d’occhio da lassù. Il tempo per fortunasi è rivelato clemente, e possiamo riprendere le forze al caldo di una stufa del rifugio prima di ritornare a casa.

Curiosità:

Il paese di Monteacuto delle Alpi sorge a 900metri di quota, arrocato su un monte che domina la valle. È antichissimo ed è sempre stato un punto di passaggio importante per i traffici da Emilia e Toscana. Vi si trova la Trattoria il Bagigio, gestita da Larry ed Elisa dove consigliamo sempre una sosta e una bella mangiata. All’ingresso del paese vi è un alimentari con annesso un curioso circolino ricreativo, dove poter scambiare due chiacchere con gli avventori.

Pianaccio sorge a 700metri sul livello del mare e anch’esso è un borgo peculiare da visitare. Come tutti i paesi della zona appenninica Pianaccio ha vissuto di castanicoltura, di cui troviamo numerose tracce nei boschi di castagno che dominano la vegetazione. Pochi però sanno che qui intorno venivano costruiti in epoca medievale i famigerati “Longbow”, gli archi inglesi, per via dell’ottima qualità del legno di tasso che qui cresce. Pochi sono i fortunati che conoscono l’ubicazione delle rovine del leggendario Arcerio, luogo dove venivano prodotti i celebri archi da guerra.
Visita obbligata alla Antica Locanda Alpina, gestita dalla Famiglia Gentilini che da decadi conduce egregiamente l’attività e come una vera locanda, potete fermarvi per un bicchiere, mangiare al tavolo e anche prendere una camera per la notte.


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