Il lupo in Appennino

© foto Antonio Iannibelli

LUPO : DIAMO I NUMERI

1990

L’Alto Appennino Bolognese è risultato essere la zona di prima ricolonizzazione da parte del lupo nella nostra provincia. Con la prima prova certa datata 1990 (una lupa trovata morta nel torrente Causso) la vocazione selvaggia dei nostri crinali è stata confermata.

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Un ritorno che ha dell’incredibile: poco più di un centinaio in tutta Italia tra anni ’60 e ’70, i predatori sono lentamente riusciti a tornare sull’intero arco appenninico. Una ricomparsa dovuta allo spopolamento delle montagne, all’immissione delle sue prede naturali (non in quanto tali ma in quanto selvaggina per i cacciatori: cinghiali e caprioli soprattutto), alle campagne di sensibilizzazione e protezione.

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Fin qui l’indiretta azione umana: mai in Italia ci sono stati interventi diretti (leggi reintroduzioni o rilasci = 0). Ma tanto si spiega anche grazie alla biologia stessa del lupo: un predatore plastico e opportunista, in grado di sopravvivere nutrendosi di scarti alimentari; un camminatore instancabile, in grado di percorrere centinaia di chilometri prima di trovare partner e territorio. 

12/18 (MESI)

L’età giusta per abbandonare i  genitori, “capi” del branco natale, e andare a fondare una propria famiglia. I capibranco sono gli unici a riprodursi (solitamente) e gestiscono il gruppo, organizzato in una severa ma mobile gerarchia; avvicendamenti e cambiamenti sono infatti abbastanza frequenti.

INFINITO

Ed ecco le infinite eccezioni alle regole (in biologia: il suo brutto, il suo bello). Dalla gerarchia ai territori: molto ampi, in funzione alla disponibilità delle prede; passando per i componenti del branco: in media 6-8 ma sono stati monitorati branchi con 12 esemplari. Su una cosa non si scappa: nessuno è il predatore del lupo…chi lo limita? Una regola ecologica prevede che i predatori si autoregolino: non possono aumentare all’infinito, questa è una certezza. Come, purtroppo, l’elevato numero di uccisioni illegali.

3 (ANNI)

In effetti questa è l’età media di un lupo in Italia. In natura siamo teoricamente a 9-10: la spiegazione è semplice. Prima causa di morte: bracconaggio (il lupo è protetto in Italia dal 1971); seconda causa di morte: incidenti stradali.

50000 (€/ANNO)

Il valore stimato di un lupo del Parco Nazionale di Yellowstone. Morto? No: da vivo! Il lupo come opportunità di sviluppo e occupazione: l’ecoturismo come risorsa per il territorio, in grado di salvaguardare cultura e tradizioni locali, per favorire un approccio “slow” , attento alla fruizione sostenibile. 

1/2 (COME LE MISURE)

Un famelico e tremendo flagello per bestiame e selvaggina oppure un tenero e idealizzato animale amato dai bambini? Prevenzione, sensibilizzazione, rispetto e informazione sono alla portata di tutti: il lupo è un predatore fondamentale nell’ecosistema, “specie ombrello” in grado di esercitare la sua benefica influenza su tutta la catena alimentare sottostante, specie simbolo in grado di mobilitare grandi e piccini per la difesa dell’ambiente tutto.

Una specie da conoscere. Una specie da proteggere.